In questo 2017, il nostro paese, pur tra comprensibili motivi di preoccupazione per la crisi economica che da qualche anno attanaglia la nostra Italia, principalmente per la carenza di lavoro giovanile, tutto sommato, è immerso nella sua tranquilla normalità.
Ma la memoria, a noi tramandata attraverso i nostri nonni e bisnonni, non può tralasciare un giorno particolare: l’11 dicembre 1917.
Ebbene quel giorno ha rappresentato un momento molto importante per la piccola grande storia di Campolongo sul Brenta.
Come i romani antichi facevano riferimento al termine “post cladem Cannensem” e cioè dopo la battaglia di Canne, città pugliese, ove i romani furono sonoramente sconfitti da Annibale, anche da noi, come conseguenza della disfatta di Caporetto, si può parafrasare il termine “prima e dopo il profugato”, nel senso che da quel momento, per più generazioni, le vicende della vita paesana cambiarono in modo significativo.
Alla luce di queste considerazioni l’amministrazione comunale, la parrocchia e la pro loco, hanno ritenuto di invitare una rappresentanza del comune di Fermo, nella persona del sindaco, avvocato Paolo Calcinaro, e alcuni rappresentanti della scuola media superiore “CarducciGalilei” di Fermo che hanno collaborato per tenere vivo un contatto iniziato cent’anni fa. In tal modo si è ricambiata la visita compiuta circa due anni fa nella città marchigiana.
Le celebrazioni
Praticamente nei giorni 13, 14 e 15 ottobre, con varie manifestazioni il nostro paese ha commemorato quei tragici giorni di cent’anni fa.
La delegazione fermana è giunta in paese venerdì 13 ottobre, accolta dal sindaco Mauro Illesi e dal presidente della Pro Loco Renato Mocellin.
In chiesa si è svolto un consiglio comunale straordinario durante il quale i primi cittadini hanno ricordato i legami tra le due popolazioni riattivati grazie alle iniziative intraprese dagli studenti della scuola per geometri e ragionieri “Carducci-Galilei”. Durante la riunione del massimo consesso comunale è stata presentata la pubblicazione “11 dicembre 1917 – Profughi” curata da Fiorenzo Vialetto per i tipi dell’editore Attilio Fraccaro di Bassano del Grappa, sotto l’egida del Comune di Campolongo sul Brenta.
È intervenuto, con un toccante video messaggio, anche il giornalista Giandomenico Cortese il quale ha sottolineato, con la sua consueta maestria e partecipazione, l’importanza del lavoro svolto e dei dati raccolti utili per fornire un quadro esauriente del particolare momento storico.
La realizzazione di questo libro è stata possibile anche grazie alle ricerche svolte dal professor Antonio Bonato e di diversi altri studiosi e appassionati di storia locale menzionati nella presentazione.
Il parroco don Massimo, che ha messo a disposizione l’edificio religioso, splendente nella sua sobria bellezza, ha ricordato la fede da sempre dimostrata nei confronti della patrona, specie nei momenti di pericolo, dalla popolazione di Campolongo.
Difatti, in questa eccezionale occasione, la statua della Madonna del Carmine, a suo tempo colpita da una scheggia di granata durante il bombardamento dell’undici dicembre 1917, è stata deposta dalla sua nicchia dietro l’altare maggiore e collocata sopra l’altare in modo da essere ammirata e venerata dai campolonghesi.
La rappresentazione
Durante la serata è stata messa in scena una rappresentazione teatrale il cui copione è stato ricavato dal libro prima ricordato.
L’ottimo lavoro svolto dal regista Gennaro Simioli con il suo “Gruppo artisti lirici di Bassano” ha permesso di proporre un intermezzo rievocativo in prosa e musica dall’alto significato emotivo e storico che ha coinvolto il nostro Complesso Bandistico diretto da Alvise Zannini e il Coro Parrocchiale guidato da Floriano Bonato.
L’illuminazione della chiesa sapientemente curata, i brani declamati, i canti e le musiche eseguiti hanno commosso i presenti facendo meglio comprendere i patimenti e le angosce cui sono andati incontro i nostri compaesani cent’anni fa.
Il tutto ha riscosso gli applausi entusiasti del pubblico e in particolare degli ospiti che hanno espresso lusinghieri apprezzamenti.
La visita al nostro territorio
Il sabato, giorno 14 ottobre, gli amici fermani sono stati accompagnati, dalle massime autorità comunali e dal presidente della Pro Loco, a fare un’escursione a cima Grappa. La giornata era veramente splendida: le Dolomiti si toccavano quasi con mano e si poteva ammirare persino l’Adamello coperto di neve.
La maestosità del sacrario e le tombe dei soldati, anche marchigiani, che hanno combattuto e morti per la Patria hanno provocato sentimenti di rispetto e di commozione.
La giornata si è conclusa con una veloce visita di Bassano del Grappa e della distilleria Poli di Schiavon, ove è stata girata la fiction televisiva “Di padre in figlia”. In questa azienda è stato possibile conoscere i segreti della distillazione e gustare il meglio della produzione della nota ditta. Poi gli ospiti hanno preso la via di casa non prima di aver ringraziato il nostro sindaco e il presidente della pro loco per la festosa accoglienza loro riservata ed esprimendo il desiderio che di tener vivi i contatti tra le due comunità.
Il sabato sera, sempre presso la nostra chiesa parrocchiale, si è svolto, pure in onore e ricordo dei profughi di cent’anni fa, un concerto organistico e corale dei Polifonici vicentini diretti dal maestro Pierluigi Comparin e Matteo Venturini all’organo. È stato veramente un tripudio di sinfonie e di voci che hanno valorizzato le potenzialità del nostro organo recentemente restaurato e portato al suo antico splendore.
L’esibizione musicale è stata veramente apprezzata dal pubblico presente.
Il cammino della memoria
La domenica successiva una cinquantina di persone, su iniziativa della Pro Loco, ha percorso il cammino verso le casare della nostra montagna da cui, tanti nostri compaesani, partirono nel dicembre del 1917 per andare profughi principalmente in Puglia poi nelle Marche.
In ogni casara veniva letta una breve storia tratta dal libro “Toponomastica e onomastica storica” del professor Antonio Bonato. La passeggiata ha goduto dei favori del tempo e di un clima quasi estivo.
Poi grazie alla sempre efficace collaborazione dei componenti della pro loco, specie delle donne, in Gualiva si è gustato un ottimo pranzo presso la casara messa gentilmente a disposizione da Antonio Pizzato.
Queste manifestazioni hanno avuto lo scopo di rendere il dovuto omaggio a coloro che, giusto cent’anni fa, hanno intrapreso un cammino difficile, pieno di patimenti e di stenti, ma ponendo le premesse per ricostruire un paese migliore e proiettato verso il futuro.
A tutti i nostri bisnonni va il nostro deferente ricordo esteso anche alla controversa figura di don Attilio Beccegato, il parroco di allora, che avuto la cura delle anime durante tutto il profugato. Il sacerdote ha visto concludere in modo tragico la sua vita, come descritto in un apposito capitolo del libro sopra citato.
F.V.
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